Se chiedi a chi lavora in una cantina qual è la stagione più bella, nove volte su dieci la risposta sarà la stessa: l’autunno.
Non solo perché arriva la vendemmia (anche se quella aiuta parecchio), ma perché in vigna succede di tutto: il paesaggio cambia, l’aria profuma di terra e di mosto, e ogni giornata sembra avere un suo ritmo preciso.
Anche in Tenuta Genevrina, nel cuore del Monferrato, l’autunno è la stagione in cui si raccoglie il frutto di un anno intero di lavoro.
Mentre i turisti scattano foto ai filari color ocra e le temperature si abbassano, noi siamo tra le vigne con forbici in mano, cassette pronte e un occhio al cielo — perché, si sa, la pioggia decide sempre di arrivare quando non dovrebbe.
È un periodo intenso ma bellissimo: una corsa contro il tempo che profuma di mosto e soddisfazione.
E anche se le giornate sono lunghe e le spalle un po’ doloranti, quando il primo mosto comincia a fermentare, tutto il resto passa in secondo piano.
L’autunno in vigna: quando la natura fa spettacolo
A settembre la vigna cambia vestito. I verdi estivi lasciano spazio a un mosaico di gialli, rossi e arancioni. È la natura che si prepara al riposo, ma prima di rallentare regala il suo spettacolo migliore.
Per chi vive la vigna ogni giorno, questo non è solo un bel panorama: è un segnale. Significa che i grappoli sono quasi pronti, che lo zucchero nelle bacche si è concentrato, e che è arrivato il momento di cominciare a fare sul serio.
In questa fase i controlli diventano quotidiani: si analizza il grado zuccherino, si assaggiano gli acini, si osservano i chicchi al sole (e sì, si parla anche con le piante, anche se nessuno lo ammette apertamente).
È una specie di “dialogo silenzioso” con la natura, fatto di esperienza e intuizione. Perché la vendemmia non si decide con un calendario, ma con l’occhio, il naso e un pizzico di istinto.
Qui in Tenuta Genevrina questo momento è una tradizione che si ripete ogni anno, ma mai nello stesso modo.
Le nostre vigne reagiscono in modo diverso alle stagioni: alcune maturano più in fretta, altre si prendono il loro tempo, come a voler dire “non ho fretta, fammi respirare ancora un po’ di sole”.
Ogni filare ha il suo carattere, e questo è il bello: nessuna annata è identica alla precedente.
Vendemmia: l’attimo che conta
Quando arriva la vendemmia, la vigna si riempie di voci, risate e rumori di forbici. È il momento che tutti aspettano, ma anche quello in cui si decide la qualità dell’intera annata.
C’è chi inizia all’alba, chi controlla i trattori, chi svuota le cassette… e chi cerca di capire da dove proviene l’aroma di mosto che ha invaso la collina.
Da noi la vendemmia è ancora manuale: ogni grappolo viene raccolto a mano, per garantire che arrivi in cantina nelle condizioni migliori. Non è solo una scelta romantica — è una questione di precisione. Le macchine sono rapide, ma non sanno distinguere il grappolo perfetto da quello un po’ troppo maturo.
Il lavoro è intenso: la Barbera si raccoglie quando ha raggiunto il giusto equilibrio tra zuccheri e acidità, il Grignolino richiede un tempismo chirurgico per preservarne i profumi floreali, mentre la Bonarda – più vivace e generosa – chiede attenzione per non perdere la sua carica fruttata e la tipica morbidezza.
Il Cortese, da buon bianco piemontese, vuole entrare presto in cantina per mantenere freschezza e vivacità: è da qui che nasce anche Brivido, il nostro spumante, brillante e immediato come una risata dopo la vendemmia
Chi ha vissuto almeno una vendemmia sa che è una specie di maratona. Giornate lunghe, mani appiccicose, e il costante pensiero: “piacerà questa Barbera?”.
Ma basta un tramonto sopra i filari o il primo profumo di fermentazione per dimenticare la fatica.
Dopo la raccolta: entra in scena la cantina
Una volta riempite le ultime cassette, la vigna torna silenziosa.
Ma dentro la cantina inizia un nuovo capitolo: il mosto comincia a fermentare e a trasformarsi, lentamente, nel vino che troveremo nei bicchieri nei mesi (e anni) a venire.
La fermentazione è una fase delicata. Le temperature vanno controllate, i rimontaggi si susseguono, e il vino inizia a “parlare”. Ogni vasca ha il suo ritmo e ogni varietà la sua personalità.
Alla Tenuta Genevrina ci piace dire che la cantina in autunno è un po’ come un’orchestra: se tutti seguono la partitura, il risultato è armonioso; se qualcuno stona, si sente subito.
Usiamo l’acciaio per i nostri vini per preservarne freschezza e profumo, mentre per il nostro Ettore, Barbera del Monferrato DOC, la maturazione in legno dona la giusta struttura e profondità.
È un equilibrio continuo tra controllo e pazienza, tra tecnologia e sensibilità umana.
E, ammettiamolo, anche qualche degustazione “tecnica” di troppo — ma per il bene della scienza, ovviamente.